De Meo, nei prossimi cinque anni ci sarà una selezione darwiniana
“Credo che ci sarà una selezione darwiniana nei prossimi cinque anni, sia dal lato del prodotto che da quello delle aziende”. Una visione realistica, più che catastrofica quella del presidente del comitato esecutivo di Seat, Luca De Meo, innervata sull’analisi di una serie di fattori critici dell’automotive europeo, al netto delle variabili esterne. “I prossimi due o tre anni saranno difficili per una combinazione di altrettanti fattori”, osserva nel corso di una tavola rotonda con i giornalisti italiani al
Salone di Francoforte. “Intanto prevedo un raffreddamento della domanda dopo un ciclo molto lungo di crescita. Poi noi dovremo aumentare gli investimenti e i costi di sviluppo per gestire la transizione verso l’elettrico.
Insomma”, avverte, “saremo chiamati a mettere un sacco di soldi nel sistema. E, alla fine, se tutto questo non funziona ci toccherà pure pagare le multe" per non essere rientrati nei limiti di emisisone. In questo scenario la Casa di Martorell, che ancora una volta prevede risultati record, “può mostrare un certo ottimismo perché”, spiega De Meo, “far parte del gruppo Volkswagen ci dà la possibilità di accedere alle nuove tecnologie su livelli di costo che non credo siano alla portata dei concorrenti della nostra stessa taglia. E perché, attualmente, siamo in una posizione di forza, come forse mai nella storia di Seat. Tutto questo ci fa sperare che noi, limitando i danni, possiamo attraversare il deserto”.
Elettroni d’obbligo. D’altra parte, osserva il numero uno operativo di Seat, con i limiti sempre più rigidi alle emissioni di CO2 previsti dall’Unione europea nel prossimo decennio e oltre, la scelta di virare sull’elettrico è quasi obbligata e il gruppo Volkswagen lo ha fatto per tempo prevedendo investimenti per 30 miliardi al 2023. “Indipendentemente dalle fonti di produzione dell’energia elettrica, stimiamo una quota del 25% di elettrico nel 2025 e del 40% nel 2030. E, per essere competitivi, dobbiamo portare sul mercato un prodotto che abbia un prezzo accessibile e che sia almeno comparabile dal punto di vista delle prestazioni con un’analoga vettura con motore a combustione”, fa notare riferendosi alla Volkswagen ID.3 presentata a Francoforte o alla variante Seat, la futura El Born. "Guardando alle statistiche all’interno dell’area Euro, il 50% dei consumatori spende almeno 30 mila euro per una nuova auto. Si sale oltre l’80% considerando un valore oltre i 20 mila euro". Per il resto spetta ai policy maker e alle amministrazioni locali, che devono mettere ordine nell’infinita serie di divieti e normative specifiche: “vanno omogeneizzate, standardizzate le regole del gioco, anche su scala mondiale. Solo così le Case auto potranno relizzare dei prodotti globali con magigori economie di scala e ridurre ancora di più le emissioni".
Rivoluzione supply chain. Per De Meo ci sarà un effetto di sistema, visto che “tutta la catena del valore di un’auto elettrica è un’altra cosa rispetto a quella di una macchina a combustione interna. La supply chain è diversa. E, soprattutto, gli europei non hanno in mano il controllo di alcuni anelli fondamentali di questa catena. Ce l’hanno gli asiatici, con le batterie e le materie prime. Qui, se vuole, l’Europa deve recuperare il ritardo. Ci dovrà essere un confronto e una discussione tra i costruttori e i fornitori per reingegnerizzare i processi”. E in Italia? “I fornitori della Penisola sono eccezionali e hanno già avuto la necessità di andarsi a ‘buscare la vida’ altrove, come dicono in Spagna, nel momento in cui hanno visto che il business in Italia andava scemando. Tanto che alla fine il loro primo cliente è il nostro gruppo. Ora però devono fare una grossa riconversione tecnologica”.